Storia Ballarin - Ballarin di Murano

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Storia Ballarin


I Ballarin di Murano
Sito Ufficiale


Giorgio, è nato all’incirca nel 1440, a Spalato in Dalmazia, in quei anni si è trasferito a Murano con il padre Pietro, assieme alla madre e il fratello Stefano. Giorgio di Pietro, detto Zorzi il Spalatino, é considerato il vero capostipite dell’illustra famiglia Ballarin di Murano, che diede ai natali vari personaggi sia nell'arte vetraria, nel commercio o nella carriera politico-diplomatica. Zorzi nel 1456 in qualità di famiglio, fu al servizio del vetraio Domenico Caner, anche lui d’origine spalata, che aveva aperto una fornace a Murano. In un documento dell’epoca viene identificato come “Georgius Sclavonus famulus ser Menegin Caner.”

Zorzi, stava imparando l’arte del vetro come nessun altro prima di lui, durante una delicata lavorazione, un operaio lasciò cadere di mano il cannello con la pasta incandescente sul suo piede sinistro. Da quel giorno a causa della sua andatura oramai claudicante gli valse un nuovo nomignolo : il ballerino. Infatti i documenti muranesi lo nominano per la prima volta il 20 ottobre del 1479 “Zorzi da Spalato dito Balarin”. Da quel giorno l’isola di Murano ebbe una nuova famiglia, quella che divenne la Nobile dinastia de intus ed extra dei Ballarin di Murano.

Qualche anno dopo Giorgio Zorzi Ballarin passò alle dipendenze di Angelo Barovier, alla sua morte nel 1460 la direzione della fornace viene presa in mano dai figli Giovanni e Marietta Barovier. Giorgio, poté assistere alla preparazione delle ricette del grande vetraio e, dopo averle trascritte, perfezionò l'arte e avviò nel 1483 un'attività in proprio, fino a diventare Gastaldo dell'arte e uno degli imprenditori più importanti e ricchi dell'isola.

Giorgio, divenne in seguito propretario di qualche palazzo a Murano e nella Terraferma del trevigiano. Fece costruire per sé, per la sua famiglia e per i suoi discendenti una capella nella chiesa di San Pietro Martire di Murano, detta comunemente ancora oggi, la capella dei Ballarin di Murano, dove nel 1506 Giorgio Ballarin trovò il suo ultimo riposo.

Questa strepitosa ascesa sociale, nel pieno Rinascimento Veneziano, circondata da sospetti e invidie, restò per secoli nella memoria collettiva dei Muranesi e darà, nel 1901, durante una visita a Murano, lo spunto allo scrittore americano Francis Marion Crawford per la sua novella “Marietta a maid of Venice”, versione originale in inglese (sito esterno). Come anche l'australiana Mona Mc Burney che compose nel 1905 l'Opera intitolata "The Dalmatian". 

Francesco (1480 – 1555), Gastaldo dell’Arte, bravissimo fabbricante di vasi e, noto al di la delle frontiere della Repubblica Veneta, per le sue bellissime esposizioni durante le feste della Sensa a S.Marco.

Domenico (1490 – 1570), Gastaldo dell'Arte, conosciuto alla corte di Francia come “le marchand vénitien” che forniva le sue splendide coppe cristalline al re François I. Particolarmente apprezzati furano i suo capolavori per le nozze di suo figlio e futuro re Henri II con Caterina di Medici il 28 ottobre 1533. Coppe disegnate e decorate dal pittore Giovanni da Udina, che poi furano immortalate anche nei dipinti dei più grandi pittori del tempo, come Tiziano, Veronese, Romanino e Caravaggio.

Pietro (1532 – 1599), Gastaldo dell’Arte e Guardian Grande, malgrado la situazione politica fosse sempre tesa tra la Repubblica Veneta e l’Impero Ottomano, il sultanato non mancava di farsi arrivare a Costantinopoli dalle fornace “Al San Marco” dei Ballarin vari prodotti in vetro. Solo nel 1590 la commanda del Sultano sfioro 900 pezzi diversi. Anche la Basilica di San Marco stessa, non mancò di acquistare grandi quantità di smalti colorati per i suoi splenditi mosaici.

Alvise (1537 – 1593), Gastaldo dell’Arte, portò avanti la tradizione vetraia della famiglia con abilità e genio imprenditoriale.

Domenico (1575 – 1643), Gastaldo dell’Arte, iscritto al Libro d’oro di Murano.

Giovanni-Battista (1603 – 1666), Cancellier Grande e Cavalliere di San Marco, intraprese una gloriosa carriera politica, da dignitario della Cancelleria Ducale passò Segretario dei Pregadi, divenne Segretario del Consiglio dei Dieci poi Procuratore di San Marco e Segretario degli Inquisitori di Stato, più volte nominato Ambasciatore straordinario presso il Vaticano, le Corti europee e a Costantinopoli.

Fece dunque frequenti viaggi in Europa e in Asia Minore, in uno dei quali Venezia stimò opportuno pensare alla pace, inviando un’ambasciata a Costantinopoli, ma quando dalla bocca del allora segretario Giovanni-Battista Ballarin intese che la Repubblica voleva rimanere in possesso di Candia, il ministro turco rispose che nessun accordo poteva esser concluso se non in base alla cessione dell’isola. “Il vostro governo – dichiarò – dovrà tribolare per un pezzo, perché ci restano ancora superflui in Asia cinquantamila uomini, che vedremmo volentieri tagliati da voi a pezzi, perché vivendo potrebbero far nascere qualche sollevazione a pregiudizio del re”. La collera del Primo Vizir non si placcò e fece arrestare il diplomatico veneziano, sospettato di oscure manovre. Due anni dopo il Sultano lo liberò e lo ammise al suo seguito con riguardo, ammirato per la fierezza e abnegazione dimostrata durante la prigionia.

Così nella Repubblica di Venezia, riconosciuto il valore espresso dal Ballarin, fu eletto Cancellier Grande il 16 Novembre 1660. Per la prima volta nella storia di Venezia, il Maggior Consiglio votò qualcuno a questa alta carica, che al momento delle elezioni non si trovava in patria. Giovanni-Battista morì il 29 settembre 1666 a Isdim in Macedonia, durante un disperato tentativo d’evitare un’ennesima guerra contro i Turchi e la perdita di Candia. Fu sepolto presso la Chiesa di Santa Maria. Nonostante che la salma non potesse essere rimpatriata, i solenni funerali di Stato si svolgero il 15 novembre 1666 nella Basilica di San Marco.

Sua figlia Angela, sposò nel 1670 il Patrizio Nobil Uomo Marco Michiel

Domenico (1632 – 1698), Cancellier Grande e Cavalliere di San Marco, il figlio di Giovanni-Battista, entrò a far parte della Cancelleria Ducale il 2 maggio 1646 a l’età di 14 anni e, nel 1650 egli era gia Ordinario, il 24 maggio 1661 fu eletto Segretario di Pregadi e in seguito a la morte di suo padre fu eletto il 14 novembre 1666 come nuovo Cancellier Grande. Conosciuto d’essere stato un personnaggio discreto e molto istruito, possedeva la virtù della fine diplomazia e intraprese con successo delle grandi riforme administrative della Repubblica di Venezia. Divenne proprietario delle terre a Fossetta di Meolo, dove molte nobili famiglie veneziane comperarono vaste proprietà ove eressero delle pregevoli residenze in cui trascorrere la villeggiatura. Morì il 2 novembre 1698 ed ebbe anche lui il privilegio dei solenni funerali di Stato. Fu sepolto presso la capella di famiglia.

Sua figlia Emilia, si sposò nel 1690 con il Patrizio Nobil Uomo Francesco Barbarigo,
mentre sua figlia Marina sposò nel 1693 il Patrizio Nobil Uomo Gerolamo Michiel

Giovanni (1649 – 1708), Maestro vetraio, mantenne viva la creazione artistica in tutte le sue più splendide espressioni, ma fu famoso sopratutto per la sua numerosa prole. (4 figlie e 7 figli)

Alvise (1682 – 1752), Gastaldo dell'Arte, Deputato e Cancelliere della communità di Murano. Figuro negli anni 1735 e 1736 nelle Oselle con il suo nome e lo stemma araldico dei Ballarin. Fu sepolto nella sua arca della Cappella di famiglia.

Domenico (1818 - ?) Compositore del vetro, nel frattempo Napoleone si permise d’occupare le terre veneziane condannando la Repubblica di Venezia a morte, distruggendo e rubando moltissime opere d’arte, prima di lasciarla agli Austriaci che la spogliarano dei suo ultimi vestigi. Privata di tutte le suo forze fu poi condannata ad aprire le porte al Regno d’Italia. La lavorazione del vetro, in quel epoca buia, rischiò di sparire completamente dal l’Isola di Murano, ma grazie alla tenacità del popolo muranese, come per esempio Vincenzo Zanetti, Luigi Bigaglia, Antonio Salvati, Antonio Seguso, Giovanni Barovier, Vincenzo Moretti e il nostro Domenico Ballarin l’arte vetraia sopravisse.

Luigi-Domenico (1853 – 1937) Maestro di Canna, a lui dobbiamo che la conoscenza dell’arte rimase e fu trasmessa alla famiglia Ballarin fino ai nostri giorni, anche se vari discendenti intrapresero altre vie.

Mario (1921 – 1944), Scrittore e Poeta, fu militare del 62° reggimento di fanteria presso la caserma Cesare Battisti di Trento. Ferito al piede sinstro nella ritirata di Tobruk, in Africa, il 14 dicembre 1941, finì la sua giovane vita nel campo di concentramento e di smistamento nazista di Kaisersteinbruch in Austria, con il n° di matricola 140841, il 29 maggio 1944, alle ore 11.00, secondo gli atti ufficiali, per tubercolosi polmonare.


PIAZZA SAN MARCO

San Marco co la sua ciesa
I colombi sulla piaseta
El xe un spetacolo de maravegia
E i forestieri al loro aparir
Su questa che xe la dea dei loro sogni
De restar no i pol far de manco alcigotir

Xe sera e la luna splende
La su in ciel
Inondando el campaniel
De la basilica dei Dogi
Pian pian dall’ombra vien fora una gondola
Tutto xe silenzio
Venezia dorme
Tutto xe queto
Venezia sogna

Mentre la gondola nera e silenziosa
Co dentro do cuori che se parla d’amor...
Verso el canalasso la vien menada
El gondolier tocando col remo el l’acqua
El canta na canson che parla d’amor
(Mario Ballarin 10 marzo 1940)


Oggi nel XXI secolo i Ballarin di Murano sono ancora presenti sull’isola, realizzando nelle loro fornace splendide opere d’arte che sono ricercatissime nel mondo intero. Altri si sono spostati a Venezia o nel Veneto, in Emilia-Romagna e in Liguria, ma anche in Francia o in Svizzera e si misero a viaggiare il mondo. Continuando a lavorare il vetro o intrapendendo delle attività commerciali e bancarie, o dedicandosi all’arte della musica e delle scritture.




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